LA TERAPIA DEL BENESSERE CONTRO LE RICADUTE NELLA DEPRESSIONE

La depressione è un disturbo dell’umore che ha un decorso solitamente ricorrente e persistente, ossia dopo il primo episodio di depressione aumenta la probabilità di ricaduta nel disturbo del 50% e con i successivi episodi di comparsa dei sintomi depressivi la probabilità di ricaduta aumenta sempre di più (dopo il secondo episodio: 60-90% di probabilità, dopo il terzo episodio 95% di probabilità).

E’ presente quindi una vulnerabilità delle persone guarite dalla depressione (con guarigione si intende almeno sei mesi senza disturbo depressivo) a ricadere e questo è dovuto alla presenza di sintomi residuali (ansia e irritabilità) e ad uno scarso livello di benessere alla fine di un percorso psicoterapico o farmacologico.

Per tale ragione è importante affiancare alla tradizionale psicoterapia volta a ridurre i sintomi anche una terapia in grado di aumentare il benessere psicologico.

La terapia del benessere di Giovanni A. Fava è proprio rivolta ai pazienti in remissione (guarigione) e ha lo scopo di ridurre la vulnerabilità alla ricaduta, aumentando la qualità di vita e ponendo l’attenzione non al disagio ma al benessere psicologico (Fava, 2017).

Durante la terapia del benessere (della durata di circa otto sedute settimanali) si va ad intervenire su alcune dimensioni del benessere che risultano danneggiate, con lo scopo di potenziarle:

  1. Mastery ambientale: manca la sensazione di poter controllare il mondo esterno, ci sentiamo sopraffatti dagli impegni di tutti i giorni. L’obiettivo è portare il paziente a percepirsi competente e in grado di affrontare il mondo esterno.
  2. Crescita personale: manca la sensazione di miglioramento nel corso del tempo, l’interesse per la vita. L’obiettivo è aiutare il paziente a notare i miglioramenti e i cambiamenti di sé e del proprio comportamento nel corso del tempo.
  3. Scopi nella vita: la vita risulta priva di significato, non ci sono prospettive, non si pensa al futuro. Lo scopo è aiutare il paziente a rappresentarsi degli obiettivi da perseguire, proiettandosi nel futuro, avendo ben presente la direzione nella sua vita.
  4. Autonomia: il giudizio su noi stessi si basa esclusivamente sulle aspettative e sui valori ritenuti importanti per gli altri. L’obiettivo è portare il paziente a rendersi indipendente dai giudizi altrui e a valutarsi secondo standard personali.
  5. Accettazione di sé: è presente il desiderio di essere diversi da come siamo, non siamo soddisfatti di come sono andate le cose in passato. L’obiettivo è aiutare il paziente a sviluppare un atteggiamento positivo verso sé stesso, accettando sia le qualità positive che quelle negative.
  6. Relazioni positive con gli altri: vi sono poche relazioni intime, si ha difficoltà ad aprirsi con gli altri. Lo scopo è aiutare il paziente ad avere e mantenere relazioni intime, ad essere affettivo ed empatico con gli altri.

La terapia può dirsi conclusa quando si è raggiunto un buon funzionamento nell’area danneggiata.

Valentina Bennati

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