COMPRENDERE L’AUTOLESIONISMO

Con il termine autolesionismo intendiamo il ferimento deliberato del proprio corpo con lo scopo di modulare e tollerare esperienze interne insopportabili, come emozioni negative intense, dolore, conflitti interni o ricordi traumatici.

Le tipologie di autolesionismo più comuni sono tagliarsi, bruciarsi, sbattere la testa, mordersi, trascurare il proprio corpo, non recarsi dal medico quando necessario, mettere in pericolo la propria vita, come guidare in modo imprudente o sotto l’effetto di alcool o sostanze.

Dietro a questo bisogno di procurarsi dolore ci possono essere la necessità di procurarsi dolore fisico per rendere congruente il dolore esterno (nel corpo) con il dolore interno (emotivo), dominare il dolore, esercitare il controllo sul dolore inflitto (“mi faccio male da solo prima che me lo faccia qualcun’altro”), esprimere la rabbia, punirsi per essere stati cattivi, diminuire sentimenti di vuoto o confusione, gestire un rifiuto o la solitudine, ottenere l’attenzione dell’altro.

I comportamenti autolesivi sono modalità di gestione della sofferenza che le persone utilizzano quando non hanno abilità sufficienti per affrontare il dolore mentale attraverso strategie più adeguate.

Se ci accorgiamo che una persona accanto a noi, in famiglia o tra gli amici, adotta una di queste modalità autolesive è importante non sottovalutare il fatto, parlandone e rivolgendosi allo psicologo: sotto alla ferita superficiale e visibile c’è una ferita nascosta e ben più profonda che ha bisogno di essere curata.

Valentina Bennati

IMPARARE A GESTIRE LA RABBIA

La rabbia è un’emozione salutare e naturale che sperimentiamo quando riteniamo di aver subito un torto, un danno ingiusto. Quando esprimiamo rabbia stiamo difendendo i nostri diritti che sentiamo calpestati.

E’ un’emozione che può essere potente e per questo a volte può far paura. Uno degli aspetti più difficili della rabbia è l’intensità con cui viene percepita e il modo in cui ci sentiamo travolti da essa anche a livello fisiologico. Infatti le sensazioni fisiche associate alla rabbia sono molto forti e comprendono tensione muscolare, accelerazione battito cardiaco, calore, aumento della pressione arteriosa, maggiore irrorazione agli arti.

Molte persone hanno paura di esprimere la rabbia, ma pensano che l’unico modo di gestirla sia di “tirarla fuori”. Esprimere intensamente la rabbia, fisicamente o verbalmente, può dare sollievo sul momento, ma spesso non serve a risolvere la rabbia cronica e non cambia il modo in cui viene vissuta internamente (Boon S., Steele K., Van Der Hart O., 2013).

Azioni di vendetta persistenti, fare del male agli altri e agire in modo distruttivo su persone o cose è una modalità distruttiva di esprimere la rabbia e non ci aiuta a stare meglio.

Quello che dobbiamo imparare è esprimere la rabbia in modo salutare.

Come facciamo a esprimere la rabbia in modo adeguato?

Come prima cosa, quando sentiamo che ci stiamo arrabbiando, fermiamoci per prendere consapevolezza dei segnali fisici della rabbia e riflettiamo prima di agire. Quello che dobbiamo fare è cercare di ottenere ciò di cui abbiamo bisogno senza fare male all’altro, quindi proviamo a esprimere i nostri sentimenti, parliamo con la persona che abbiamo davanti in modo rispettoso, oppure se ci accorgiamo che abbiamo bisogno di tempo per calmarci e riflettere, allontaniamoci dalla situazione.

Altri modi per esprimere la rabbia in modo salutare sono scrivere, dipingere, disegnare, correre, fare esercizio fisico per liberare l’energia fisica.

Arrabbiarsi non è sbagliato, è il modo in cui viene espressa la rabbia che è importante imparare a dosare e gestire.

Valentina Bennati

ACCETTAZIONE INCONDIZIONATA COME METODO EFFICACE PER AIUTARE UNA PERSONA IN DIFFICOLTA’

Tutti noi siamo portati istintivamente ad aiutare chi ci sta intorno se percepiamo che si trova in difficoltà.

Questo perché avere la consapevolezza che le persone vicino a noi stanno bene aumenta il nostro benessere e spesso non ci rendiamo conto che dietro quello che facciamo per aiutare l’altro c’è il nostro bisogno di sentirci capaci, buoni e amati.

Quello che magari stiamo facendo viene filtrato guardando attraverso la lente dei nostri bisogni, allontanandoci dall’ascolto dell’altro e dal riconoscimento dei suoi sentimenti reali.

Quello che possiamo fare, quando una persona accanto a noi è in difficoltà, è fermarci e ascoltare i bisogni della persona che abbiamo di fronte, ascoltare le ragioni che stanno dietro per esempio ad un suo comportamento che dal nostro punto di vista non è corretto e accettarle in modo incondizionato, senza farci trascinare dai nostri giudizi e dalle nostre regole.

Valentina Bennati