COMPRENDERE L’AUTOLESIONISMO

Con il termine autolesionismo intendiamo il ferimento deliberato del proprio corpo con lo scopo di modulare e tollerare esperienze interne insopportabili, come emozioni negative intense, dolore, conflitti interni o ricordi traumatici.

Le tipologie di autolesionismo più comuni sono tagliarsi, bruciarsi, sbattere la testa, mordersi, trascurare il proprio corpo, non recarsi dal medico quando necessario, mettere in pericolo la propria vita, come guidare in modo imprudente o sotto l’effetto di alcool o sostanze.

Dietro a questo bisogno di procurarsi dolore ci possono essere la necessità di procurarsi dolore fisico per rendere congruente il dolore esterno (nel corpo) con il dolore interno (emotivo), dominare il dolore, esercitare il controllo sul dolore inflitto (“mi faccio male da solo prima che me lo faccia qualcun’altro”), esprimere la rabbia, punirsi per essere stati cattivi, diminuire sentimenti di vuoto o confusione, gestire un rifiuto o la solitudine, ottenere l’attenzione dell’altro.

I comportamenti autolesivi sono modalità di gestione della sofferenza che le persone utilizzano quando non hanno abilità sufficienti per affrontare il dolore mentale attraverso strategie più adeguate.

Se ci accorgiamo che una persona accanto a noi, in famiglia o tra gli amici, adotta una di queste modalità autolesive è importante non sottovalutare il fatto, parlandone e rivolgendosi allo psicologo: sotto alla ferita superficiale e visibile c’è una ferita nascosta e ben più profonda che ha bisogno di essere curata.

Valentina Bennati

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