PROBLEMI DELLA VITA QUOTIDIANA: COME AFFRONTARLI

Quando abbiamo un problema ci sono tre strategie per risolverlo:

  1. Modifico l’ambiente: sono insoddisfatto del mio lavoro, mi metto alla ricerca di un nuovo impiego che mi realizzi maggiormente; non vado d’accordo con i miei vicini di casa, cerco una nuova abitazione; non voglio che mio figlio giochi in casa a palla, lo porto in giardino… Modificare il contesto non sempre è possibile. Posso puntare sulla seconda strategia.
  2. Modifico me stesso: mi fermo e cerco di capire quali sono le emozioni alla base del mio fastidio/disagio e mi chiedo “Cosa posso fare per evitare che queste emozioni mi impediscano di stare bene?”. Questo implica la capacità di riconoscere che quando ho un problema la causa non è quello che fa l’altro, ma attraverso quale lente sto leggendo il suo comportamento. In altre parole non è tanto il comportamento dell’altro in sé ma è l’interpretazione che faccio di quel comportamento (quello che può dare fastidio a me magari ad un altro non reca alcun disagio). Dopo aver riconosciuto e accettato le mie emozioni, se attribuisco il mio malessere al comportamento dell’altro, posso provare a cambiarlo e adottare la terza strategia.
  3. Modifico il comportamento dell’altro: la prima cosa che devo fare è cercare di tenere in mente che la mia reazione al comportamento dell’altro dipende dalle mie emozioni legate a tale comportamento. Poi posso proseguire per vari step. – Mi rivolgo all’altro utilizzando la frase in prima persona singolare: per esempio “non mi sento rispettato quando…”; in questo modo non colpevolizzo l’altra persona, le faccio capire che il suo comportamento ha un effetto su di me e sarà più motivata a venirmi incontro. – Specifico il comportamento che mi dà fastidio e gli effetti che ha su di me: per esempio “quando non mi avvisi che arrivi in ritardo, inizio a preoccuparmi e mi agito”. – Dimostro all’altro che accetto il suo punto di vista e che riconosco le sue emozioni: per esempio “Capisco che non lo fai per farmi stare male…però io…” – Rivolgo all’altro la richiesta per venirmi incontro: per esempio “cosa puoi fare per ricordarti di avvisarmi che arrivi in ritardo?”

D. Greenberger, C. A. Padesky. Penso, dunque mi sento meglio. Erickson, 2016

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