QUELLA SENSAZIONE DI NON SENTIRSI A POSTO

Capita a tutti, almeno una volta nella vita, di avere la sensazione che le cose non siano come dovrebbero essere. E’ una sensazione difficile da descrivere, ma viene avvertita molto intensamente a livello fisico e mentale, tanto che siamo spinti a fare qualsiasi cosa pur di mandarla via.

NOT JUST RIGHT EXPERIENCE

Questo è il termine inglese con il quale viene descritta questa sensazione, letteralmente “esperienza di non essere nel giusto“. E’ proprio la percezione, che viene sperimentata durante la quotidianità, che le cose non siano come dovrebbero essere. Questo implica che le cose non vadano nel modo giusto o che un’azione non sia fatta come si deve.

Cosa ci spinge a fare questa sensazione?

Ci spinge a mettere le cose a posto in modo da sentirci anche noi a posto moralmente. Il pensiero (non consapevole o non del tutto consapevole!) è: “Se le cose intorno a me non sono a posto, io come persona non sono a posto moralmente…quindi devo mettere in ordine per sistemare le cose e di conseguenza sistemare me stesso!”. Rimettere in ordine casa, assicurarsi che gli oggetti siano allineati nel modo in cui vogliamo, ripetere azioni nell’ordine stabilito o per un numero definito di volte… Queste sono alcune delle azioni che questa sensazione ci spinge a mettere in atto.

Quando si avverte di solito questa sensazione?

In genere tale sensazione si sperimenta quando ci sentiamo responsabili o colpevoli per qualcosa che abbiamo o non abbiamo fatto. E’ quindi associata all’emozione della colpa. Se la coscienza non è a posto, tolleriamo in misura minore che qualcos’altro non sia a posto.

Devo preoccuparmi?

La differenza tra normalità e patologia tra chi sperimenta la “sensazione di non sentirsi a posto” si esprime in termini di quantità di tempo e intensità del disagio che provoca, ovvero se questa sensazione mi tormenta spesso e mi genera un disagio intenso, tale da non lasciarmi vivere la mia quotidianità serenamente.

Come posso capire se devo chiedere aiuto?

Posso farmi queste domande:

  • Quante volte sento questa sensazione di non essere a posto?
  • Quante volte ci rimugino sopra per scacciare tale sensazione o annullarla?
  • Quanta sofferenza mi causa?
  • Quanto mi condiziona la routine quotidiana (lavoro, casa, studio, relazioni…)?

Se mi rendo conto che la mia vita è condizionata da questa sensazione allora è probabile che non si tratti di una sensazione transitoria, ma che necessiti dell’aiuto psicologico per tornare ad avere il controllo sulle mie sensazioni, sulle mie emozioni e sui miei pensieri.

Per avere qualche informazione in più

Fonte: Fonte: Mancini, 2016. La mente ossessiva. Curare il disturbo ossessivo-compulsivo. Raffaello Cortina Editore

Valentina Bennati

SEI UN FAMILIARE DI UN PAZIENTE CON DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)? ECCO COME PUOI AIUTARLO…

  • Cerca di informarti il più possibile sulle cause, sulle caratteristiche e sul trattamento di questo disturbo. Ci sono alcuni libri di facile comprensione che aiutano in questo, come per esempio “Avrò chiuso la porta di casa?” di Fricke S. e Hand I. Ed. Erickson. Sapere di cosa si tratta ti aiuta a sentirti meno in ansia per quello che state vivendo.
  • Condividi quello che stai provando con le persone delle quali ti fidi. Avere qualcuno con cui sfogarsi ti permette di sentirti meno solo e allevia l’intensità delle tue paure, dell’impotenza che puoi sentire, della vergogna che può presentarsi di fronte ai pregiudizi e alla scarsa comprensione degli altri.
  • Non modificare le tue abitudini per andare incontro alle sue richieste con l’intento di non farlo stare peggio. Ci sono familiari che non fanno più entrare in casa amici perché questo interferirebbe con i rituali compulsivi. Questo non lo aiuta, anzi peggiora i sintomi perché entri anche tu nel circolo vizioso del disturbo.
  • Non tollerare situazioni che per te è evidente che non sono normali. Alcuni familiari riferiscono di limitarsi nell’utilizzo, per esempio, del bagno per i timori di contaminazione del paziente. Questo non lo aiuta, ma al solito mantiene il disturbo o addirittura lo fa peggiorare.
  • Non partecipare ai rituali ossessivi. Questa tendenza può essere sollecitata dalle richieste del paziente e per mantenere la pace in famiglia puoi essere tentato nell’aiutarlo nei suoi rituali. Facendo così però, anche qui, entri nel circolo vizioso e rinforzi i suoi sintomi.
  • Non dare le rassicurazioni che inevitabilmente il tuo caro ti richiede. Non rispondere a domande tipo “Ho controllato abbastanza se è chiuso il gas?”, “Non ci sarà una perdita di gas vero?”. Quello che sta cercando con queste domande è la certezza assoluta che le conseguenze temute non si verificheranno. Noi non abbiamo la risposta a questo. E’ vero che il nostro intento è aiutarlo, ma stiamo semplicemente andando dietro i suoi pensieri ossessivi.
  • Non sostituirti a lui neanche per compiti banali o prese di decisione semplici. Potrai avere la sensazione di doverlo aiutare in questo, ma in questo modo rafforzi la sua paura di assumersi la responsabilità di qualcosa che è il nucleo di questo disturbo.

Tutte queste indicazioni non sono per niente facili e richiedono un tuo impegno intenso e costante, ma necessario per aiutare concretamente il tuo caro a tornare a stare bene.

Accanto al messaggio implicito “si può sconfiggere il DOC” che sta dietro a tutte queste indicazioni, ci deve essere sempre il riconoscimento della sofferenza e delle difficoltà che il paziente vive ogni giorno. Ma tu che gli vuoi bene saprai fare questo al meglio…

Fonte: Istituto A.T. Beck

Valentina Bennati

TI E’ MAI CAPITATO DI AVER PAURA DI INGOIARE UN BOCCONE?

La paura di soffocare a causa di un boccone può rendere la vita molto stressante e complicata.

Se più volte ti capita di focalizzarti sul deglutire, sull’ingoiare il boccone mentre stai mangiando e avere la sensazione di non essere in grado di smettere di pensarci e tutto questo è accompagnato da una forte ansia o preoccupazione di soffocare potresti aver sviluppato una forma di pensiero che viene chiamata Ossessione Somatica.

Cosa sono le ossessioni?

Sono pensieri, impulsi, immagini indesiderati che vengono in mente all’improvviso, contro la nostra volontà e sono accompagnati da ansia e angoscia. Siamo consapevoli che sono assurde, eccessive e lontane dalle nostre convinzioni, ma non possiamo fare a meno di pensarci. Arrivano e invadono la nostra mente e anche se proviamo in tutti i modi a cancellarle o mandarle via, loro rimangono lì.

I tentativi che facciamo per cancellare o mandare via queste ossessioni sono chiamati Compulsioni.

Cosa sono le compulsioni?

Sono comportamenti (mettere a posto, ordinare, controllare…) o azioni mentali (parole magiche, contare, pregare…) che mettiamo in atto per ridurre l’ansia e il disagio legato alle ossessioni e per prevenire un evento temuto.

La paura di ingoiare può essere associata ad un’ossessione?

Sì. Può essere associata alle Ossessioni Somatiche.

Cosa sono le ossessioni somatiche?

Sono ossessioni focalizzate sul corpo, di solito associate ad una eccessiva consapevolezza di processi o sensazioni corporee involontarie, come respirare, muovere le palpebre, deglutire. Possiamo comprendere bene quanto queste ossessioni siano invalidanti e stressanti in quanto riguardano processi continui e naturali che normalmente non passano alla nostra consapevolezza. Chi ne soffre quindi non può sfuggirvi e il timore di non riuscire mai a smettere di pensare, per esempio, ad ingoiare può essere devastante.

Cosa comporta la paura di ingoiare?

Di solito, data la preoccupazione di rimanere soffocati, si sviluppano compulsioni come: cercare di distrarsi mentre si mangia, contare o ripetere una formula magica, evitare di mangiare certi cibi ritenuti rischiosi. Tutto questo compromette la qualità di vita e rende l’atto del mangiare, che dovrebbe essere un momento piacevole, un evento invece estremamente angosciante.

Come si cura?

La terapia cognitivo comportamentale è molto efficace, in quanto vi è un protocollo specifico per le ossessioni e per le compulsioni che prevede un lavoro che agisce sul cambiamento dei pensieri ossessivi e del comportamento.

Un altro approccio più orientato all’accettazione consiste in interventi basati sulla Mindfulness.

Fonte: Istituto A. T. Beck ( Il disturbo ossessivo- compulsivo. Montano A., Borzì R.)

Valentina Bennati