IMPARARE AD AUTOREGOLARSI

COME MUOVERSI ALL’INTERNO DELLA FINESTRA DI TOLLERANZA PER L’ATTIVAZIONE FISIOLOGICA

Può capitare a tutti nella vita di attraversare periodi durante i quali risulta difficile gestire e tollerare vari stimoli della vita quotidiana. Magari abbiamo chiuso una relazione, cambiato lavoro, traslocato, oppure abbiamo subito un trauma o qualsiasi altro evento che ha destabilizzato il nostro organismo.

Potrebbe capitare, di conseguenza, di essere troppo attivati fisiologicamente (iper-attivazione) oppure al contrario essere poco attivati dagli stimoli che ci circondano (ipo-attivazione).

Il risultato è che non siamo più in grado di affrontare le varie situazioni quotidiane.

Imparare a regolare il nostro livello di attivazione fisiologica ci permette di ritornare a sentirci coinvolti e a godere della nostra quotidianità.

ATTIVAZIONE FISIOLOGICA (AROUSAL)

Ognuno di noi ha un livello soggettivo e individuale della capacità di tollerare stimoli più o meno intensi.

Il nostro livello di attivazione fisiologica o arousal si riferisce alla nostra capacità di rispondere e reagire a certi stimoli.

Per funzionare al meglio nei vari ambiti della nostra vita, abbiamo bisogno che il nostro livello di arousal sia ottimale, ovvero non troppo alto e non troppo basso a seconda del livello necessario per la situazione che ci troviamo a fronteggiare.

Questo livello ottimale di arousal è chiamato Finestra di Tolleranza.

LA FINESTRA DI TOLLERANZA

Se riusciamo a muoverci all’interno della finestra di tolleranza, possiamo gestire gli stimoli, apprendere dall’esperienza che stiamo vivendo, sentirci pienamente attivi e coinvolti.

La nostra finestra di tolleranza è in parte innata e in parte appresa, ovvero dipende dal nostro temperamento, dal livello naturale di reattività fisiologica e dalle esperienze di vita.

Esperienze stressanti, soverchianti o veri e propri traumi possono influenzare la nostra capacità di regolare l’attivazione fisiologica.

Quando ci sentiamo troppo o troppo poco attivati fisiologicamente significa che ci troviamo al di fuori della nostra finestra di tolleranza.

In periodi particolarmente stressanti o soverchianti, oppure in seguito ad un trauma, la finestra di tolleranza può essere aperta leggermente, come una piccola fessura.

Una finestra di tolleranza ridotta può portarci, di fronte a certi stimoli, a:

  • sentirci velocemente sopraffatti da ansia, paura, vergogna, rabbia o altre emozioni. Siamo in questo caso al di fuori della nostra finestra di tolleranza nella parte superiore di iper-attivazione (gli stimoli ci attivano troppo);
  • sentirci completamente disconnessi e distaccati da noi stessi e da quello che ci circonda. In questo caso siamo al di fuori della nostra finestra di tolleranza nella parte inferiore di ipo-attivazione (gli stimoli ci attivano troppo poco).

In entrambi i casi di iper o ipo attivazione diventa difficile tollerare stimoli che normalmente riuscivamo a gestire e può portarci a isolarci o ad adottare comportamenti che aggravano la nostra sofferenza (bere alcool, litigare, aumentare il carico di lavoro per non pensare…).

ALLARGARE LA FINESTRA DI TOLLERANZA

L’obiettivo per tornare a stare bene è quello di aumentare l’apertura della nostra finestra di tollerenza per gestire l’iper-attivazione e l’ipo-attivazione.

Di seguito alcuni suggerimenti in caso di iper-attivazione:

  • cercare di comprendere cosa può aver scatenato l’iper-attivazione, analizzando la situazione, i pensieri e l’emozione provata
  • distrarsi in modo consapevole e volontario per recuperare le energie in modo da sentirci capaci di affrontare, in un momento successivo, le nostre emozioni. La distrazione è diversa dall’evitamento perché implica il tornare sull’emozione in un secondo momento e non celarla in modo costante. La distrazione può comprendere fare esercizio fisico, camminare, ascoltare musica, guardare un film divertente, fare parole crociate
  • contenere l’emozione scrivendo i pensieri su carta o dipingendo
  • riconoscere e validare quello che stiamo provando, non sminuendo o criticandoci
  • fare esercizi di rilassamento o praticare la respirazione lenta e profonda
  • meditare per imparare a stare sul momento presente.

Di seguito alcuni suggerimenti in caso di ipo-attivazione:

  • mettersi in pedi e fare attività che implicano movimento per contrastare la sonnolenza e l’intorpidimento
  • per aumentare la frequenza cardiaca e l’energia, fare attività fisica breve e veloce
  • per ritornare presente con la mente, nominare gli oggetti intorno a noi mentalmente o a voce alta
  • darsi dei pizzicotti per risvegliare il corpo
  • in caso di brividi di freddo fare una doccia calda, coprirsi con una coperta calda o bere una tisana.

Fonti:

  • Ogden et al., 2006, Siegel, 1999, Van der Hart, 2006
  • Boon S., Steele K., Van der Hart. (2011). La dissociazione traumatica. Mimesis

Valentina Bennati

IMPARARE A RESPIRARE CON LO YOGA

La respirazione gioca un ruolo fondamentale per la salute psicofisica.

LA RESPIRAZIONE IN UNA PERSONA BEN REGOLATA

Una respirazione ben regolata, ovvero lenta e regolare, garantisce un buon equilibrio psicofisico. Ad ogni inspirazione, la frequenza cardiaca cresce, mentre durante l’espirazione il cuore rallenta. Cuore e respiro sono in perfetta sincronia.

LA RESPIRAZIONE IN UNA PERSONA TRAUMATIZZATA

In persone che soffrono di Disturbo Post-Traumatico, durante un flashback (rivivere il ricordo traumatico), la respirazione è inizialmente profonda e forzata come durante un attacco di panico. Il battito cardiaco non è sincronizzato con il respiro. Ne risulta una respirazione rapida e superficiale e una frequenza cardiaca bassa.

COME FUNZIONA LO YOGA?

Lo yoga aiuta a trovare l’equilibrio interno e ha quindi un effetto benefico sull’organismo.

Praticare yoga permette di imparare a rallentare la respirazione e a sincronizzarla con il ritmo cardiaco. Questo permette, a sua volta, alle persone traumatizzate di sentirsi sempre più rilassate e al sicuro nel proprio corpo.

I corsi di yoga comprendono una combinazione di pratiche di respirazione (pranayama), allungamenti o posizioni (asana) e meditazione.

L’obiettivo è quello di riuscire a percepire cosa accade alle diverse parti del corpo, a seconda delle posizioni e non quello di fare le posizioni nel modo giusto.

Nel post-trauma la persona cerca di evitare le sensazioni provenienti dal proprio corpo. Praticare yoga fa sì che cessi, con il tempo, questo evitamento per lasciare spazio all’ascolto del corpo stesso.

L’ascolto del corpo permette di comprendere ciò che proviamo e di conseguenza ci predispone a fare attenzione ai propri bisogni.

Tutto ciò ci predispone a migliorare la nostra capacità di prenderci cura di noi stessi.

Fonte: Bessel Van Der Kolk (2015). Il corpo accusa il colpo. Raffaello Cortina Editore

ABUSO SESSUALE E SVILUPPO DI DISTURBI

Le persone che subiscono un abuso sessuale possono sviluppare alcuni disturbi mentali.

I disturbi maggiormente correlati con un vissuto di abuso sessuale in età infantile sono:

  • DISTURBI D’ANSIA: attacchi di panico, ansia sociale, fobie. Questo accade perché a seguito di un evento traumatico, la soglia dello stato di minaccia è stata oltrepassata e quindi vi è un’ipersensibilità agli stimoli esterni. L’ipersensibilità porta ad una reazione d’allarme costante, anche di fronte a stimoli non pericolosi.
  • DISTURBI DELL’UMORE: la depressione può fare seguito all’abuso sessuale. Tale alterazione dell’umore porta ad apatia e difficoltà a sentirsi vicini agli altri. Si può avere, inoltre, difficoltà a provare piacere e la tendenza ad isolarsi.
  • DIPENDENZA DA ALCOOL E ALTRE SOSTANZE: bere o fare uso di sostanze ha la funzione di placare la tensione, facilitare le relazioni, ovvero aiuta a svolgere tutte le funzioni che a seguito dell’abuso non si è più in grado di svolgere.
  • DISTURBI ALIMENTARI: la continua attivazione fisiologica e la tensione sempre presente costituiscono un elemento che non può essere controllato. Esercitare il controllo sul cibo ha la funzione di placare uno stato di stress sempre presente. La colpa e la vergogna legate agli abusi possono portare a considerare il proprio corpo come un contenitore per il cibo (“faccio a me stesso quello che l’altro ha fatto a me, come se fossi spazzatura”).
  • DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: l’impotenza sperimentata durante il trauma può portare ad esercitare il controllo in vari ambiti di vita (relazioni, lavoro, casa…). La colpa morale e il disgusto possono portare a sviluppare pensieri ossessivi e compulsioni per placare tali pensieri.

Fonte: C’era una volta un bambino. Sara Bakacs

Per approfondire:

Fattori di rischio nell’abuso sessuale infantile

Le emozioni legate all’abuso sessuale infantile

Valentina Bennati