LUTTO AL FEMMININILE: PERDERE UNA GRAVIDANZA

La perdita di una gravidanza è un evento altamente stressante per la donna e per la coppia e per tale motivo è importante non sottovalutarla, affinché possa essere superata in modo adeguato.

TRISTEZZA, CONFUSIONE, RABBIA, INVIDIA…E’ NORMALE!!

Possono insorgere dubbi sulla propria capacità di procreare

Sensazione di inadeguatezza come donna di fronte alle aspettative familiari e sociali

Tristezza e invidia nel confrontarsi con altre donne in attesa

Tristezza, pianto, confusione in occasioni che ricordano l’evento (anniversario della perdita o della presunta nascita)

La perdita di una gravidanza è un vero e proprio trauma. La reazione comune all’inizio è lo shock, seguito da ansia e da una fase depressiva, le quali tendono a risolversi spontaneamente.

QUANDO CI DOBBIAMO PREOCCUPARE?

In alcuni casi ci può essere una difficoltà ad elaborare spontaneamente il lutto, con conseguenze negative sul piano psicologico e relazionale:

Perdita di interessi

Irritabilità

Disturbi del sonno

Senso di colpa

Pensieri ricorrenti relativi all’evento

Assunzioni di sostanze psicoattive

Evitamento di luoghi e persone che ricordano l’evento.

Tutti questi segnali possono indicare la possibile presenza di problemi depressivi, d’ansia o traumatici che richiedono un aiuto terapeutico.

COME SI SUPERA QUESTO TRAUMA?

Esprimendo e condividendo con persone fidate quello che stiamo provando

Prendersi tutto il tempo di cui abbiamo bisogno per elaborare la perdita, anche con l’aiuto di rituali: fare una piccola cerimonia per salutare il bambino atteso, pregare, scrivere una lettera, portare un fiore sulla tomba di famiglia. Tutti questi rituali permettono di elaborare il lutto, riconoscendo che il bambino atteso è esistito nella sua unicità

Fare esercizi di rilassamento per superare lo stress e l’ansia

Molte persone riescono a superare il lutto da sole. Altre invece non riescono e necessitano dell’aiuto dello specialista.

Tra i vari metodi terapeutici, è molto efficace l‘EMDR.

Fonte: www.emdr.it

Valentina Bennati

ELABORARE IL LUTTO PER SUICIDIO

Se ne parla poco perché rimane un argomento da evitare per paura in chi non lo conosce e per vergogna in chi invece lo ha vissuto o lo sta vivendo in prima persona.

Il suicidio di un familiare macchia per sempre il ritratto della famiglia. Dopo la morte per suicidio di un nostro caro inizia un velo di “non detti”, una storia da raccontare che non appartiene alla realtà, ma serve per mantenere il decoro e la dignità della famiglia.

Non se ne parla in casa, non si racconta fuori e negli anni a seguire si cerca in tutti i modi di proteggere figli, nipoti e così via da un nemico che va tenuto nascosto.

Tutto questo mistero intorno suicidio di una persona cara è da ricondurre al fatto che rappresenta un’esperienza devastante e sconvolgente per la maggior parte dei sopravvissuti.

Quali emozioni si provano?

  • Vergogna
  • Colpa per non essersi accorti, per non aver impedito. Spesso ci chiediamo “cosa avrei potuto o dovuto fare per prevenire il suicidio?”. Questo pensiero può essere talmente intrusivo da diventare un’ossessione e condizionare la vita. Spinge al desiderio di punizione per espiare la colpa del “non aver fatto” e per tale ragione, la colpa, è un’emozione che dobbiamo imparare a gestire. Ma la colpa non è rivolta solo verso sé stessi, a volte invece può essere proiettata all’esterno, cercando un capro espiatorio per riversare su di lui la responsabilità e dare un significato a quello che ci è capitato.
  • Paura che possiamo essere malati anche noi o che ci sia il gene nella nostra famiglia
  • Rabbia perché ci sentiamo abbandonati. Ci chiediamo il perché di un gesto simile, ci sentiamo poco importanti perché non ha tenuto conto che ci avrebbe lasciati soli e questo ci fa sentire poco importanti e potrebbe avere ripercussioni gravi sulla nostra autostima.

Se chiedi aiuto ad un terapeuta, in cosa ti può essere utile?

  • Parlare apertamente di quello che è successo (in un contesto protetto, con qualcuno di cui ci fidiamo)
  • Parlare delle paure che possono riguardare anche il “come posso raccontare del suicidio ai miei figli?”
  • Affrontare e lavorare sulla rabbia verso il defunto (spesso associata al senso di colpa) e sul senso di colpa
  • Lavorare sul senso di abbandono e sull’autostima
  • Trovare un significato a questa morte.

Fonte: Onofri A., La Rosa C. (2015). Il lutto. Psicoterapia cognitivo evoluzionista e EMDR. Giovanni Fioriti Editore

Valentina Bennati

LUTTO MULTIPLO: LA PERDITA DI PIU’ PERSONE CARE

Elaborare il lutto per la morte di una persona cara è un processo naturale, ma lento e doloroso ed ognuno ha i suoi tempi ed i suoi modi. Dal momento in cui veniamo a conoscenza che la persona a cui siamo legati è morta, inizia il processo di elaborazione del lutto, dove tutto è centrato intorno alla perdita, la nostra vita è stravolta e dobbiamo riassestarci. Qui il tempo sembra non passare mai e ogni giorno è più difficile dell’altro. Il dolore lascia in secondo piano il resto del mondo. Ci siamo noi e la nostra dolorosa perdita. Ci concentriamo sulla persona che ci ha lasciato e iniziamo lentamente ad elaborare. E’ un processo naturale che poi porta gradualmente all’accettazione della perdita.

Cosa succede quando perdiamo più di una persona?

L’elaborazione di un lutto singolo è già di per sé un processo doloroso e lento, immaginiamo quanto può essere complesso se le persone che ci lasciano sono 2 o più di 2. Questo può accadere nello stesso evento, per esempio per un incidente automobilistico, un disastro naturale o può verificarsi in successione e in un breve arco temporale, come per esempio una pandemia, come quella che stiamo ancora vivendo per il coronavirus.

In questi casi può capitare che mentre abbiamo iniziato il processo di elaborazione del lutto per la persona che abbiamo perso, la morte di un altro caro ci impone un sovraccarico emotivo ed un impiego maggiore delle nostre risorse necessarie per farvi fronte e tutto questo può ostacolare la normale elaborazione del lutto.

Quali sono le domande e i dilemmi che ci affollano la mente?

  • Come si può affrontare il lutto per più di una morte?
  • Chi ha la priorità? Se mi focalizzo su uno o alcuni defunti e metto in attesa il cordoglio per altri, il lutto si complica?
  • Come posso combattere con i sensi di colpa se “trascuro” una persona?
  • Come posso gestire tutte queste emozioni?
  • Riuscirò ad andare avanti?

Tutte queste domande sono normali. Attraversare un’esperienza così dolorosa mette a dura prova il nostro equilibrio e le nostre risorse.

Come ci muoviamo in questi casi?

Dobbiamo vivere ogni emozione che si presenta e dobbiamo assecondare i nostri bisogni. Il processo di elaborazione richiede sicuramente più tempo e potrà risultare più complicato. Non dobbiamo perdere la speranza e abbandonare le forze. Possiamo farci aiutare da chi abbiamo ancora accanto o possiamo richiedere l’aiuto di un professionista che ci faciliti il percorso di elaborazione.

In genere, nel caso di morti multiple il processo di elaborazione del lutto dovrebbe partire dalla persona defunta con la quale avevamo una relazione meno conflittuale, per poi passare a quelle con le quali avevamo un rapporto più difficile. Ma non per tutti è così a volte una persona può necessitare di oscillare tra le varie persone care o partire dalla relazione più complicata.

Quello che conta sono i significati che attribuiamo alla perdita, le nostre emozioni e i nostri bisogni. E’ da lì che dobbiamo iniziare.

Fonte: Onofri A., La Rosa C., (2015). Il lutto. Psicoterapia cognitivo evoluzionista e EMDR. Giovanni Cortina Editore

Valentina Bennati