EMDR E SOGNO

Perché quando riusciamo a ricordare un sogno spesso ci appare estraneo, inutile e privo di significato?

Il nostro cervello lavora 24 ore su 24: per circa 16 ore è in modalità veglia e per circa 7/8 ore è attivato in modalità sonno. Le aree neuronali attivate nella modalità veglia sono diverse da quelle attivate nella modalità sonno. Quindi il materiale onirico è prodotto da un sottosistema cerebrale diverso rispetto a quello di veglia.

Il sottosistema cerebrale notturno è l’emittente del messaggio onirico e si esprime prevalentemente per immagini. Il linguaggio del sogno ha un impatto intenso a livello emotivo, è creativo e non lineare.

Il sottosistema cerebrale diurno è il ricevente del messaggio onirico e il suo linguaggio è razionale, lineare e funziona per concetti.

I due sottosistemi (diurno e notturno) parlano quindi linguaggi diversi ed è per questo che troviamo difficile dare un significato logico ai nostri sogni. Entrambi però fanno parte dello stesso sistema cerebrale e quindi sono collegati. Da qui possiamo dedurre che è possibile la traduzione dal linguaggio dell’uno in quello dell’altro.

Attraverso il protocollo terapeutico EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) è possibile utilizzare il materiale onirico con l’obiettivo di tradurre il linguaggio per immagini del sogno nel linguaggio del cervello in modalità veglia attraverso procedure strutturate che si distribuiscono in otto fasi (Zaccagnini, 2017).

Valentina Bennati

HIKIKOMORI (RITIRO SOCIALE)

Hikikomori è un termine giapponese che significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per indicare quei soggetti che hanno deciso di ritirarsi dalle relazioni sociali. E’ un fenomeno in crescita tra gli adolescenti sopratutto negli ultimi anni con l’evoluzione di Internet. Inizialmente era confinato in Giappone, ma oggi lo troviamo anche in Italia e nel resto del mondo.

Criteri specifici (approvati dalla comunità psichiatrica) per diagnosticare potenziali Hikikomori:

  • rimanere confinati in casa per tutta o la maggior parte della giornata
  • evidente e persistente fuga dalle relazioni sociali
  • il ritiro sociale deve essere per almeno sei mesi
  • non devono coesistere altre malattie psichiatriche

Perché questi ragazzi tendono ad isolarsi?

Le esperienze relazionali e sociali del mondo esterno sono cariche di conflitti e frustrazioni e portano questi soggetti a sperimentare rabbia, vergogna e senso di inadeguatezza. Tali emozioni diventano intollerabili e portano l’adolescente a rifugiarsi in casa, talvolta sviluppando una dipendenza da Internet. Il mondo virtuale diviene un posto sicuro e gratificante, dove è possibile alienarsi dal mondo esterno e fuggire dalla realtà.

Valentina Bennati