AGORAFOBIA

L’agorafobia consiste nell’ansia relativa all’essere in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto nel caso di un attacco di panico inaspettato o sensibile alla situazione. Tali situazioni vengono evitate oppure sopportate con molto disagio (DSM 5).

Di cosa ha paura la persona che soffre di Agorafobia?

  • luoghi molto aperti, dove si ha la sensazione di non avere punti di riferimento percettivi, la sensazione di smarrimento o di vuoto (situazioni di apertura come piazze, ponti…);
  • luoghi chiusi dove si ha la sensazione di costrizione, chiusura, come se il potere fosse in mano ad altri. La costrizione viene intesa come diminuzione della propria agentività, ossia della possibilità di esercitare la propria volontà (situazioni di chiusura come cinema, teatri, autobus…). Questa forma di agorafobia prende il nome di “Claustrofobia“;
  • condizioni di solitudine, ossia situazioni di lontananza psicologica o fisica da ciò (persone e luoghi) che ci è familiare, dove ci riconosciamo e siamo presenti a noi stessi.

Queste tre situazioni hanno in comune la caratteristica di evocare, nei soggetti sensibili a sviluppare questo disturbo, un indebolimento del senso di sé, ovvero la sensazione di perdere il controllo percepita come perdita della percezione di sé stessi come agenti attivi.

In tutti coloro che hanno Agorafobia si ritrovano timori di morte ed impazzimento.

Ma dietro questi due timori si intravede una catastrofe specifica e tipica della sindrome agorafobica: l’impazzimento è immaginato come una trasformazione in una sorta di zombie e non come sofferenza o perdita di contatto con la realtà e la morte immaginata e temuta è legata prevalentemente a malattie che possono interrompere in modo brusco e improvviso lo stato di coscienza e la presenza a sé stessi.

Valentina Bennati

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